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David Grossman: A un Cerbiatto Somiglia il mio Amore

Ecco l'immagine del libro di David Grossman
Note Libro
1a edizione: Tel Aviv 2008
Versione recensita: Mondadori 2014
Traduzione di Alessandra Shomroni
ISBN 9788804643241, 1151 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 8

Premessa

Questo volume è il primo che leggiamo nel formato “flipback” proposto da Mondadori. Si tratta di un libricino le cui pagine, molto fini, sono incollate sul lato lungo della pagina piuttosto che su quello corto.
E’ ideale per i viaggi, visto che occupa pochissimo spazio. Se rimanete a casa, le pagine grandi e spesse (intendiamo: quelle solite) sono però decisamente da preferire.

A un cerbiatto somiglia il mio amore ha avuto una gestazione complessa, come spiega lo stesso David Grossman nella postfazione: l’autore israeliano ne ha scritte parecchie stesure, l’ultima delle quali in una circostanza molto particolare che dà una connotazione molto forte alle pagine.

E’ una storia intensa, che tocca temi importanti e intimi: coinvolge due generazioni di israeliani, dal dopoguerra ai giorni nostri, e mostra come quella del Medio Oriente sia una storia di sofferenze e difficoltà non solo per i Paesi arabi, ma anche per Israele, che viene considerato il più forte e potente del lotto.

Trama

Orah, una donna israeliana che ha vissuto, da ragazza, le enormi difficoltà dei primi anni dello stato ebraico, attende la fine del servizio militare del figlio Ofer, il quale però sparisce in missione dalle parti di Gaza proprio durante gli ultimissimi giorni. Orah aveva deciso di festeggiare la fine del servizio compiendo un viaggio a piedi con Ofer. Quando il ragazzo scompare, Orah decide di compiere il viaggio senza di lui, per esorcizzare la sua sparizione e per non vivere nell’attesa di una possibile comunicazione funesta in casa. Non è sola, però: parte in compagnia del padre di Ofer, Avram, che è stato uno dei due grandi amori di gioventù di Orah. Avram non conosce il proprio figlio, visto che Orah ha sposato l’altro amore, non meno forte, della propria vita, Ilan (amico a sua volta di Avram) dal quale ha avuto il primogenito Adam.

Il viaggio è dunque l’occasione per Orah per raccontare la propria vita, e quella del figlio in pericolo, all’amante perduto. Attraversare Israele è ovviamente pericoloso e si presta all'avventura, ma il baricentro della storia è legato al racconto di Orah ad Avram, che spazia fra anni e anni di vita vissuta al confine fra guerra e pace. Non è un racconto squisitamente cronologico: i flashback sono facilmente collocabili nel loro contesto temporale dal lettore, ma interrompono il flusso del viaggio di Orah e Avram in Galilea, che appare dunque un po’ rallentato nonostante alcuni intensi eventi-simbolo (per esempio: l’incontro con la cagna).
voto trama: 7,5

Personaggi

Nel leggere questo romanzo, che racconta la maternità ai tempi di guerra, non può non tornare alla mente quel capolavoro che è La Storia di Elsa Morante. Anche quel libro raccontava i travagli di una donna preoccupata per il figlio durante la guerra. Grossman non è altrettanto bravo a rappresentare la sofferenza di una madre, perché la mutua solo dalla propria sofferenza di padre. Fa tentativi pregevolissimi, visto che non mancano le descrizioni di come una donna si senta vicina e lontana dal figlio in tutte le sue età (a partire dalla necessità di Orah di essere nuda con Ofer alla sua nascita), tuttavia manca nel romanzo una rappresentazione ad alto livello della fisicità che accomuna una madre a un figlio. Questo non significa che i personaggi non siano complessi, completi, articolati, credibili.
voto personaggi: 7,5

Stile

Non ci troviamo di fronte a un romanzo estremamente scorrevole, come accennavamo nella sezione Trama. I protagonisti sono molteplici e il periodo raccontato è ampio. Il testo è tradotto dall’ebraico, che è una lingua dalle radici antichissime e – crediamo – articolate. Grossman è capace di trasmettere tutti gli odori e i sapori del viaggio in Galilea di Orah e Avram. Alcuni avvenimenti del viaggio hanno una natura simbolica troppo esplicita. Ci sarebbe piaciuto un simbolismo più tenue, che giocasse di più con il lettore nonostante l’argomento drammatico del libro. A parte queste considerazioni, ci troviamo di fronte a un’opera molto ambiziosa, che riesce quasi appieno all’autore israeliano.
voto stile: 9

Note Finali

Un romanzo importante, come se ne scrivono pochissimi, mosso dalla sensibilità dell’autore e dalla complessa e difficile realtà medio-orientale. Ha qualche pecca ma è coraggioso come dovrebbe essere ogni romanzo che valga la pena di scrivere.
Voto finale: 8
Foto David Grossman
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