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Luca Bianchini: Io Che Amo Solo Te

Ecco l'immagine del libro
Note Libro
1a edizione: Milano, 2013
Versione recensita: Mondadori
ISBN 9788804630463, 250 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 4,33

Premessa

Luca Bianchini, autore di questo "Io che amo solo te", sembra una persona solare, capace di scrivere belle frasi e totalmente priva di malizia o secondi fini. Queste qualità dello scrittore rendono il romanzo oggetto di questa recensione assolutamente privo di mordente. Ci troviamo di fronte a un reportage di un matrimonio pugliese i cui protagonisti sono tutti brave persone. Alcune hanno segretucci che vorrebbero nascondere, ma ci riescono malissimo e risultano comunque simpatici. Ma fino allo sfinimento.

Trama

Siamo Polignano a Mare, paese di cui lo scrittore nato a Torino si è innamorato per l’autenticità e per la bellezza dei suoi panorami marini (in effetti si tratta di un luogo davvero bello, in cui la gente però - a differenza di quando pensi Luca Bianchini - non  è bidimensionale, come non lo è da nessun altra parte del mondo).

Il romanzo-documentario racconta del matrimonio di due ragazzi preparatissimi alla cerimonia ma non altrettanto alla vita di coppia. Si divide in due parti: la vigilia del giorno fatale, in cui i personaggi vengono presentati e si è introdotti a una marea di dettagli sulla preparazione che annoierebbero pure l'esperto TV Enzo Miccia, e il sabato dello stesso matrimonio, in cui il racconto dei particolari della cerimonia raggiunge livelli da sinceramente inutile gossip. C'è - dimenticavamo - un epilogo (il giorno dopo del matrimonio) che aggiunge poco; se possibile, sottrae.

La differenza fra uno che scrive bene e un grande scrittore è questa:

voto trama: 2,0

Personaggi

Non sappiamo bene chi Bianchini abbia conosciuto a Polignano a Mare, ma i personaggi di "Io che amo solo te" sono sinceramente troppo semplici e prevedibili. La maggior parte di essi agisce come robot. I due sposi, in particolare, sembrano generati, o meglio degenerati, da un software: non si capisce se (e magari perché) si amino, ma sono condannati a sposarsi; ogni tanto fanno una scemenza che sembra mettere in discussione il loro cammino, ma sono pronti a tornare al sacrificio in men che non si dica.

Qualche sfumatura in più ce l'hanno i genitori degli sposi, che hanno una vecchia storia da raccontare. Sarebbe stato bello se la storia di questi due "vecchi" fosse emersa più lentamente nel romanzo, a mo' di segreto che il lettore piano piano scopre.  Invece tutto è spiattellato subito; da pagina 68 o giù di lì non si capisce più cosa si stia leggendo a fare.

voto personaggi: 3,0

Stile

Luca Bianchini è molto bravo a cogliere i dettagli degli accadimenti. Non a caso, ha fatto un buon lavoro con la biografia del famoso interprete di musica melodica Eros Ramazzotti. Sfoggia un po' di humour (in alcuni casi un po' dozzinale, vedi l'insistenza nell'accostare i nomi locali con le mansioni anglosassoni, pratica che non ci è parsa poi così diffusa in Puglia) e riesce a farsi leggere benché non abbia trama e i suoi personaggi siano banalotti.

In questo lavoro di reporter, Bianchini è probabilmente aiutato dallo scrivere nel blog di un giornale di gossip. Fatto sta che in questo testo compie un mezzo miracolo. Non ha una trama, non ha personaggi interessanti, eppure si fa consumare  per 250 pagine. Ci viene da dire (non ironicamente)  che, se Bianchini si chiudesse in una stanza per qualche anno e si chiedesse davvero perché la gente fa quello che fa, sarebbe il Proust di Torino (in quanto alla Puglia: pietà, basta)

voto stile: 8,0

Note Finali

Questa di "Io che amo sono te" di Luca Bianchini è probabilmente la recensione più schizofrenica che abbiamo mai pubblicato. Abbiamo valutato negativamente trama e personaggi ma abbiamo dato un voto altissimo allo stile. La schizofrenia è dovuta, per contrasto, alla piattezza di un romanzo che racconta benissimo qualcosa di cui non interessa nulla a nessuno. Qualcuno, nel 2013, è sorpreso?
Voto finale: 4,33
Foto Luca Bianchini
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