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Don DeLillo: Mao II

Ecco l'immagine del libro Mao II di Don DeLillo
Note Libro
1a edizione: New York 1992
Versione recensita: Einaudi 2010, Traduzione di Delfina Vezzoli
ISBN 978-8806199463, 257 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 8,50

Premessa

Don DeLillo è uno dei più acuti autori del postmodernismo americano; questa recensione riguarda uno dei suoi lavori più graffianti, Mao II.

Il postmodernismo è quella corrente letteraria (e, in generale, artistica) che si propone di raffigurare il mondo così come si presenta nel caos (qualcuno in realtà sostiene che si tratti di una calma piatta) creatosi al termine delle contrapposizioni fra le grandi strutture di pensiero e politiche d’inizio secolo scorso (molti sottolineano il consunto dibattito comunismo versus capitalismo).

Mao II, che fu scritto dieci anni prima dell'attacco alle Twin Towers, descrive una delle peculiarità più inquietanti della fine dell’era "strutturata": l’emergere, nel vuoto lasciato dal modernismo, del terrorismo islamico. Il terrorismo è visto da Don DeLillo non solo come un'insidia per la convivenza pacifica, ma anche come minaccia alla possibilità da parte degli artisti di influenzare le coscienze attraverso il processo creativo, la cui incisività si riduce a quella di un sottovoce rispetto all’urlo terrorista.

Trama

Come accade per parecchi romanzi post-modernisti, in Mao II la trama non è espressa come un “continuum” che da una premessa si avvia a una tesi e termina con un “denouement”, una rivelazione. In questo libro, si intrecciano parecchie diverse vicende e non viene necessariamente indicato in che momento i personaggi compiano cosa. L’intento di Don DeLillo è quello di ritrarre un mondo frammentato, nel quale cosa fatta non necessariamente capo ha. Volendo schematizzare senza concedere troppi indizi al lettore di questa recensione, in Mao II si intersecano le storie:

Il rapimento del poeta svizzero spinge Bill Gray a uscire dal guscio impenetrabile costruito da se stesso e da alcuni "fan" invadenti fino al punto di dettare il corso della sua giornata. Don DeLillo non spiega bene (colpevolmente) cosa succeda nella testa del letterato, ma questi viene convinto dal suo editore a provare in qualche modo ad ottenere la liberazione del poeta svizzero (in maniera sempre meno composta e sempre più rocambolesca). Il romanzo fa capire che lo scrittore è spinto dal tentativo dei terroristi di mettere fine, con la loro voce grossa, al ruolo dell’artista come animatore di coscienze. Bill Gray è troppo scandalizzato per non intervenire.

Il processo di convincimento di Bill Gray è forse l'argomento trattato in modo più filosofico (e quindi meno sapido per il lettore) di Mao II. Il colloquio fra lo scrittore protagonista e l’editore è troppo intellettualizzato e non si capisce come possa spingere all'azione. Noi avremmo preferito che la storia fosse stata arricchita da un avvenimento concreto che avesse portato Bill Gray a mutare le proprie abitudini. A noi pare astruso che qualcuno che ha avuto per anni routine salde e statiche s’imbarchi dall'oggi al domani in viaggi perigliosi, seppure in un moto di assoluto disgusto verso la (post) modernità.
voto trama: 8,0

Personaggi

I protagonisti del romanzo di Don DeLillo simboleggiano, esagerandoli, alcuni attori rappresentativi del palcoscenico post-modernista. Nei personaggi del libro, i caratteri hanno tratti esasperati e molto diversi fra di loro, per cui si potrebbe di potrebbe pensare che Don DeLillo abbia suddiviso la propria esperienza di uomo e scrittore nei personaggi di Mao II.

La reclusione dello scrittore protagonista Bill Gray ricorda l’avversione di DeLillo verso le luci della ribalta. La fissazione della fotografa Brita nei confronti delle immagini degli scrittori ci pare possa effigiare il rapporto controverso della cultura di massa verso il fenomeno artistico, la cui influenza è attaccata dal metodo terrorista, nonché dall’invasione di informazioni – e dire che all’epoca non esisteva l’internet.

Karen, l’aiutante dello scrittore recluso, fa invece le veci della porzione più fatalista della natura umana: quella che non si fa grandi problemi a seguire una setta insensata ma neanche ad abbandonarla per accudire (non da sola) uno scrittore che non crede quasi più a nulla.

Don DeLillo ha dunque successo nel creare personaggi piuttosto vari, che si complementano benissimo e che interagiscono in modalità che tengono viva l’attenzione (fatta eccezione per – come dicevamo nel paragrafo trama - l’interazione fra lo scrittore e il suo editore, che viene descritta in modo eccessivamente mentalizzato).
voto personaggi: 8,5

Stile

La scrittura di DeLillo trattiene il lettore sulla pagina grazie al perfetto equilibrio fra complessità delle idee e leggibilità della frase. Fa transitare messaggi molto intensi e compositi (e, per alcuni versi, politici) senza apparire mai né reboante né ridondante.

Le pagine iniziali del libro, quelle che descrivono il matrimonio di Karen nella setta cristiano-asiatica visto dagli impotenti genitori di lei, ci disturbano non meno di un resoconto dell’assassinio di Kennedy, eppure il resto della storia, con la stessa maestria, riesce a provare che era presente un caratteristica di farsa che avrebbe potuto dare una luce completamente diversa al tutto.

Con piacevole leggerezza viene invece raccontata l’avventura mediorientale dello scrittore Bill Gray. Gray viaggia fra continenti pericolosi con una spensieratezza che rasenta la follia, ma la contrapposizione fra scene e tono è piacevolissima per il lettore, cui pare di stare su un tappeto magico che DeLillo potrebbe tener sospeso all'infinito.
voto stile: 9,0

Note Finali

Molto è stato scritto da Don DeLillo (ma anche, un po’ di tempo dopo, dal suo amico Foster Wallace) a proposito dell’oscuramento del ruolo dello scrittore nella società post-moderna. Don DeLillo si mostra preveggente, con questo suo romanzo. Non capita a molti. Aveva capito l’andazzo preso da questo mondo già dieci anni prima delle Torri Gemelle, le quali – non a caso – vengono nominate più volte nel libro, come simbolo di una simmetria occidentale che i terroristi non possono accettare. Mao II è un libro visionario. Parlare di genialità a proposito degli scrittori amati è molto banale, ma non possiamo non riconoscere nel libro di Don DeLillo l’impronta di chi vede più lontano di noi gente comune.
Voto finale: 8,50
Foto di Don DeLillo
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