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David Foster Wallace: Di Carne e di Nulla

Ecco l'immagine del libro
Note Libro
1a edizione:New York 2012
Versione recensita: Einaudi 2013, tradotta dall'Inglese Both Flesh and Not da Giovanna Granato
ISBN 9788806214791, 256 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 7,67

Premessa

Per essere uno scrittore ossessivamente attento alla scelta delle parole da utilizzare nei propri lavori (anzi, da usare nei propri lavori, dovremmo scrivere sulla base dei consigli di uno dei saggi di questa raccolta), David Foster Wallace era piuttosto prolifico. Dopo la sua morte del 2008, è stato pubblicato un numero inaspettato di raccolte di suoi saggi e discorsi. La particolarità di questi saggi è che, anche quando il loro argomento è prettamente scientifico (vedi “il plenum vuoto”), hanno un ritmo forsennato e uno humour che non ti permette mai di pensare di averne avuto abbastanza.

La raccolta oggetto di questa recensione manca purtroppo di due lavori molto gustosi, che sono presenti nella versione americana Both Flesh and Not. Si tratta di Democrazia e Commercio agli US Open e Federer come esperienza religiosa (in inglese, Federer Both Flesh and Not: sì, manca il racconto che dà il nome alla raccolta...) Nell'edizione italiana, i due racconti sono sostituiti (poiché già pubblicati da Einaudi in altra sede) da tre interviste in cui - come in tutte le interviste - DFW non dà il meglio, alla prese con imbarazzi e una specie di ostentata modestia.

Trama

La raccolta comprende saggi che spaziano dal 1988 (“Futuri Narrativi e i Vistosamente Giovani”, in cui un poco più che ventenne DFW analizza il lavoro della prima generazione di scrittori “nati con la TV”) al 2007 (“Decisorizzazione 2007 - un resoconto particolare”, in cui racconta la propria esperienza di selezionatore di saggi per una raccolta annuale).

Non c’è un elemento di “trama” comune ai diversi saggi, se non che la maggior parte di essi parla di diverse forme e timbri di intrattenimento, tema su cui David Foster Wallace avrebbe fondato il proprio lavoro più corposo e famoso, il romanzo “Infinite Jest”:

Un altro fattore comune fra gli scritti è che sono permeati da una gustosa ironia, che rende agevole la lettura anche dell’argomento più ostico. E’ un peccato che Einuadi abbia privato questo volume dei due racconti citati in “Premessa”, sostituendoli con tre interviste di cui una in particolare (quella con Gus Van Sant) è davvero oziosa.
voto trama: 8,0

Personaggi

Alcuni soggetti in evidenza in questa raccolta di lavoro sono:

Il personaggio meno interessante di questa raccolta è proprio DFW. Timido e impacciato, nelle interviste non risulta mai veramente comunicativo (non che dovesse a tutti i costi: scriviamo questo a commento della scelta della loro pubblicazione.)
Il “voto personaggi”, in questo caso, si riferisce alla capacità dello scrittore di personificare e rendere vitale l’oggetto del suo saggio (che dunque diventa soggetto). Il voto va ponderato - ripetiamo - con la scarsa rilevanza delle interviste.

voto personaggi: 7,5

Stile

In terza di copertina, Einaudi vanta che “DFW è probabilmente il più grande scrittore americano delle ultime generazioni”. Palesemente, “delle ultime generazioni” è un’esagerazione, perché includerebbe un periodo temporale così ampio da rendere impossibile una graduatoria. Di certo, David Foster Wallace riusciva a ficcare uno spunto geniale, o almeno molto divertente, in tutto quello che pubblicava. Per questo ci spiace che Einaudi abbia escluso da questa raccolta due saggi molto belli, rimpiazzandoli con interviste che abbassano il voto dello stile (D'accordo: DFW non le ha scritte, ma lo stile si riferisce qui alla gradevolezza delle frasi del libro tutto).
voto stile: 7,5

Note Finali

Se si vuole conoscere la scrittura di DFW, non è da qui che bisogna cominciare. Questi saggi sono scritti con incredibile perizia e si leggono piacevolmente, ma non ci sembra che in essi lo scrittore volesse condensare la propria visione del mondo, cosa che ha fatto invece nei romanzi e nelle raccolte di racconti. Questo libro è dedicato a chi conosce già lo scrittore americano, ha imparato ad amarlo e ne vuole “ancora un altro po’”. Dove po’ non sta stavolta per poco.
Voto finale: 7,67
Foto David Foster Wallace
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