Non si tratta propriamente di un esordio, visto che
Cetta De Luca ha già pubblicato alcuni scritti negli anni scorsi. E' molto attiva come blogger ed editor (i suoi spunti all'indirizzo
Cetta De Luca - Io Scrivo.)
Tuttavia, certe caratteristiche di
Quella Volta che Sono Morta (la mancanza di una versione cartacea, il prezzo
politico) ci portano a valutare questo testo come se fosse un esordio letterario.
Il romanzo narra della ricerca del significato della propria esistenza da parte di una signora che ha apparentemente avuto tutto dalla vita, ovvero un marito bello come desiderava, prole e una specie di serenità, o almeno di apparente normalità.
Il significato della vita viene ricercato in un periodo di dodici minuti in cui, a seguito di un incidente piuttosto rocambolesco, la protagonista è stata clinicamente morta. Di quei dodici minuti, la signora non ricorda pressoché nulla, ma ha il sentore che solo rimembrando cosa ha visto in quel frangente (da sola o con l'aiuto di una analista) troverà il bandolo della matassa della propria esistenza, che adesso pare malinconicamente sfuggire.
Come molti autori poco esperti, Cetta De Luca casca in una metaletteratura involontaria. A meno che non stia compiendo un esperimento letterario ardito, l'autore dovrebbe evitare di rivelare nel romanzo che sta scrivendo un romanzo. Siamo di fronte a uno scritto che indubbiamente è retto da una buona conoscenza della lingua, ma che risulta poco interessante perché è sempre in bilico fra l'autobiografia e il romanzo, senza eccellere in alcuno dei due stili.
E' troppo autoreferenziale per passare per romanzo, è troppo romanzato per rappresentare un'autobiografia. Consiglieremmo all'autrice, in occasione del prossimo lavoro, di mettere paletti più stabili affinché un genere non sfoci quasi casualmente in un altro.
Le nostre impressioni (il giudizio può essere uno dei seguenti: da migliorare / sufficiente / buono / ottimo)
Profondità personaggi: sufficiente
Proprietà lessicali: buone
Originalità: buona
Scorrevolezza: sufficiente