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Michele Serra: Gli Sdraiati

Ecco l'immagine del libro di Michele Serra, gli Sdraiati
Note Libro
1a edizione: Milano 2013
Versione recensita: Feltrinelli 2013
ISBN 9788807018343, 108 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 7,0

Premessa

Il nuovo lavoro di Michele Serra, pur trattando un argomento vecchio quanto l'umanità (ovvero l'impossibilità per i figli di comprendere i genitori, e viceversa), ha alcune caratteristiche (soprattutto il bello stile) che lo rendono stuzzicante. Si chiama Gli Sdraiati e narra della convivenza e dei dialoghi fra il giornalista-scrittore e il figlio appena maggiorenne. Il dialogo riportato è a volte reale, a volte esiste solo nella testa dell'autore, il quale non riesce a parlare col figlio quanto vorrebbe (ammesso che, come scrive Serra, non sia il figlio che non voglia parlare al padre.)

Il presente momento storico sembra, secondo l'autore, dare una nuance particolare e mai vista prima alle abitudini della compagine adolescenziale; in realtà, a noi pare che ci troviamo di fronte all'ormai esaminatissima incomunicabilità edipica. I figli non amano che i genitori vogliano limitare la loro indipendenza; i genitori non amano essere scalzati dai figli, soprattutto se la calzatura che - appunto - li scalza è "assurda" e "inadatta" come una scarpa da ginnastica indossata in tutte le occasioni.

Trama

Tre storie s'intrecciano in questo pur breve lavoro: la principale riguarda il rapporto fra Serra e un figlio adolescente dunque distratto e irriverente, incapace di rispettare regole di vivere comune, a partire dall'igiene della casa. A contorno di questa trama vi sono alcuni estratti di un romanzo fantascientifico che Serra dichiara di voler un giorno scrivere, un testo che racconta una futuribile guerra finale fra giovani e anziani. Infine c'è il racconto di un'escursione che Serra vorrebbe fare con il figlio a Colle della Nasca, uno dei luoghi naturalistici preferiti dall'autore.

Non vogliamo dire se l’escursione al Colle si farà no. Riveliamo però che questa del Colle è la storia che alla fine darà un certo connotato alla relazione padre-figlio.

Abbiamo dunque ben tre trame in un romanzo di cento pagine. A noi è sembrato che almeno una fosse di troppo e rendesse il testo un po' affollato. Il racconto fantascientifico sulla "guerra finale generazionale" - in particolare - non aggiunge granché al conflitto realmente in atto, benché l'idea sia in astratto simpatica.
voto trama: 6,5

Personaggi

Michele Serra è attento a raccontare un rapporto che non capisce appieno senza però tralasciare il probabile punto di vista del principale problema dell'incomprensione: il figlio. Non ne fa una questione personale: il figlio è solo uno dei tanti adolescenti "sdraiati" che vedono l'esistenza attraverso una scala di valori (o meglio, attraverso una piattezza di non-valori) che ai propri genitori sembra inconcepibile.

Michele Serra però sembra aver dimenticato di essere stato adolescente a sua volta, e dipinge questi "sdraiati" come personaggi succubi di mode il cui racconto è pur esilarante (vedi l'esperienza dell'autore in visita da Abercrombie & Fitch). Ci chiediamo come si vestisse Michele Serra a diciotto anni.

I personaggi a contorno del rapporto padre-figlio sono pochi: c'è una ragazza amica del figlio, e ugualmente poco comunicativa, che viene rappresentata piuttosto efficacemente nel suo atteggiamento di regale strafottenza (o forse di timore?)
voto personaggi: 6,5

Stile

Non siamo qui noi a scoprire che Serra sa tenere perfettamente in mano la penna (o l'iPad? La battuta sui vecchi che tengono in mano l'iShot di terza o quarta generazione durante la "guerra finale vecchi contro giovani" tradisce una certa dimestichezza con gli "apparecchi mobili"). Il suo lessico è uno dei migliori fra i giornalisti-opinionisti del nostro Paese. Detiene un vocabolario ricco, che sa impiegare con precisione. Ci ha fatto prendere in mano il dizionario in almeno un'occasione, e non possiamo che ringraziarlo per questo.

La ricchezza del linguaggio di Michele Serra, pur esemplare, non è sufficiente a rendere interessanti tutte le porzioni del lavoro. Come accennavamo nella sezione "trama", Serra ha forse sovraccaricato alcune pagine con suggestioni parallele (in particolare quella del "romanzo finale") che, esagerandolo, distolgono l'attenzione dal fascinoso tema generazionale.
voto stile: 8,0

Note Finali

Serra ama ovviamente la propria prole e riesce a rendercela simpatica dipingendosi come un pauroso bacchettone incapace di comprendere il dramma di essere giovani. Rappresenta il rapporto fra sé e il figlio come un aut-aut, o meglio: o io o te. Alla fine dei conti, sono fatti suoi: non siamo filosofi, ma lettori. Rimaniamo con il dubbio se Michele Serra ci sia o ci faccia (il bacchettone) e gli riconosciamo di aver prodotto un lavoro che espone piuttosto elegantemente il contrasto fra "vecchi" e "giovani" di questo Paese.
Voto finale: 7,0
Foto Michele Serra
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