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Antonio Scurati: Il Padre Infedele

Ecco l'immagine del libro
Note Libro
1a edizione: Milano 2013
Versione recensita: Bompiani 2013
ISBN 9788845274091, 208 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 7,0

Premessa

Il Padre Infedele di Antonio Scurati è un'importante fotografia della genitorialità italiana all'inizio del 21o secolo. Essendo poi la genitorialità un aspetto fondante di qualsiasi società, questo libro risulta anche un ritratto azzeccato del nostro Paese di questi tempi. Nel creare questa raffigurazione, Scurati si rivela un pittore quasi mai invadente. Alcune pennellate sono un po' troppo calcate (soprattutto quando si parla dell'idea e della pratica di maschio) ma il risultato complessivo, oltre a suggerire riflessioni, è connotato da un ottimo grado di moderazione.

Trama

Un cuoco milanese che ha vissuto alla giornata per una quarantina d'anni s'innamora di una donna bella, sveglia e misteriosa. Decide che costei sarà la madre dei propri figli (o almeno di uno). Il cuoco scopre che la paternità è un'esperienza meravigliosa che gli rinnova l'identità, ma soffre anche di un anti-climax che mette a rischio il rapporto con la compagna (o almeno il suo aspetto passionale) e gli rivela finalmente alcuni aspetti (un po' sconsolanti) della vita su quest'emisfero che prima d'allora non gli erano stati perfettamente chiari. Ci riferiamo in particolare alla “solitudine del genitore quarantenne italiano”, il quale è in minoranza rispetto al fatto storico (i figli sono sempre stati fatti durante i dinamici vent'anni e non agli stanchi quaranta) e al fatto sociologico (corsi e sale parto sono popolati da connazionali solo in minima parte.) La solitudine del papà (che per questa e altre frustrazioni diventa “infedele”) è piuttosto allegorica della solitudine della persona occidentale post-post-moderna. Non si tratta di una trama elaborata, ma è sufficiente per Scurati per proporre la propria visione delle cose.
voto trama: 6,5

Personaggi

I personaggi più completi del libro sono ovviamente il papà-cuoco (perché alter ego dello scrittore) e la bimba (perché diretta derivazione dello scrittore). La bambina non dice nulla, ma Scurati fa capire molto bene cosa vuole dai genitori e dal mondo tutto.
E' meno elaborata la figura della “mamma”, che Scurati ammira nella sua fisicità ma le cui aspirazioni e passioni non sono facili da intuire o interpretare. Non è che Scurati dica mai di voler indagare nell'animo femminile (anzi, più volte ci prospetta la sua versione d'uomo), ma sarebbe stato gradevole, in un quadro familiare, scoprire anche la testimonianza della donna.
voto personaggi: 6,5

Stile

La forma è l'aspetto più interessante di questo romanzo. Professore di scrittura creativa, Scurati utilizza i timbri espressivi in maniera piuttosto creativa. Usa un certo modo di scrivere quando racconta dell'atmosfera familiare; ne usa uno piuttosto diverso quando il protagonista diventa “infedele”.

Un secondo importante aspetto positivo dello stile di questo libro è che, benché abbia alcuni connotati da libro “filosofico”, mantiene un equilibrio quasi sempre perfetto fra racconto e trattazione. Scurati ci tiene a rivelare la sua visione del mondo di padre quarantenne, ma riesce a nascondere bene quest'intento dietro un'efficace narrazione. Non altrettanto bravo era stato, per esempio, Houellebecq nelle Particelle Elementari, romanzo in cui l'idea “alternativa” diventava mostruosamente preponderante rispetto ai fatti, nell'equilibrio del testo.
voto stile: 8,0

Note Finali

Romanzo coraggioso, che a questa velocità avrebbe potuto uscire di strada in parecchie curve. Scurati conosce bene il mestiere e rimane in carreggiata. Prospetta la sua visione del nostro Paese con ottimo senso critico e una certa finezza.
Voto finale: 7,0
Foto Antonio Scurati da Corriere Milano
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